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Fattura Elettronica, cosa ci stiamo perdendo

Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.

(Mark Twain)

DC: “Un mio cliente ha ricevuto una lettera da un suo cliente che gli chiede di inserire OBBLIGATORIAMENTE nel campo 1.2.6 un codice che gli ha comunicato”

SB: “Mi scusi, il campo 1.2.6 fa parte della sezione dati riservata al cedente/prestatore, che poi è il suo cliente. Come è possibile che debba essere inserito un dato comunicato da un altro soggetto, che è poi il cessionario/committente, ovvero il cliente del suo cliente? Ci sono altri campi a disposizione per questo genere di dati.”

DC:”Dobbiamo fare così sennò ci rifiuta la fattura”

SB: “Veramente i privati non possono rifiutare una fattura, al limite possono contestarla. Però se la prestazione è stata erogata ed accettata…”

DC: “Non ha capito. Non ci pagano!”

SB: “…”

Ho voluto cominciare con un esempio concreto, una delle centinaia di richieste che ogni giorno arrivano al nostro helpdesk per richiedere un utilizzo strampalato dello standard fattura elettronica, per provare a spiegare perché, continuando così, la fattura elettronica sarà l’ennesima occasione persa.

Partiamo dall’inizio.

La privacy dei dati contenuti nelle fatture elettroniche, l’intervento del Garante, le raccomandazioni che si trasformano in divieti e la cancellazione dei dati dal portale Fatture e Corrispettivi a partire dal prossimo 3 maggio (ovviamente solo per coloro che non aderiscono al servizio di conservazione di AdE, a questo punto mi chiedo chi avrà convenienza a farlo…).

Non vorrei trattare la questione privacy con superficialità, ma questo articolo vuole dire altro per cui mi limito mestamente a ricordare che:

  • concediamo ai social una licenza gratuita ed illimitata (nel tempo e nel modo) di utilizzo di tutto quello che postiamo,
  • postiamo comunemente e con grande leggerezza informazioni personali che hanno un valore commerciale migliaia di volte superiore al valore dei dati contenuti su una fattura,
  • mettiamo i destini politici ed economici di intere nazioni nelle mani di privati che gestiscono grandi moli di informazioni (vi dice niente il caso Cambridge Analytica? Pensate sia l’unico?).

Perché tutto questo e molto altro diventi lecito basta mettere una spunta su un modulo online, mentre ci ergiamo impettiti contro lo Stato – quello a cui ci affidiamo per la sicurezza, le cure mediche, la Giustizia ed altre piccolezze come queste – in difesa dei dati delle fatture che però facciamo transitare su piattaforme private con le quali, appunto, abbiamo messo una spunta su un modulo per autorizzarle a trattare i nostri dati (che poi pure il Garante ha detto che quei moduli non sono proprio bellissimi).

E così avremmo un portale (fatture e corrispettivi) con delle potenzialità enormi, per l’utilizzo del quale ci siamo formati, a cui abbiamo dedicato tempo e risorse, che sarà praticamente vuoto; i controlli fiscali disinnescati; gli sviluppi fatti da SOGEI a spese della totalità dei cittadini, inutilizzati e tutto questo non si capisce davvero a beneficio di quale sicurezza.

Perché mi sento così solo nel valutare ‘sta roba una delle più grandi assurdità degli ultimi tempi?

Scusate, la digressione, il tema è lo standard e la ragione perché ad uno standard bisognerebbe semplicemente uniformarsi.

Se ci mettiamo d’accordo che la parola “sedia” indica quella roba su cui si ci siede; nel momento in cui uno dice “sedia” riferendosi ad un telefono che, convenzionalmente, è quella roba che ti mette in comunicazione con altre persone distanti da te, non può che provocare confusione nel suo interlocutore. Se poi quello che chiama “sedia” il “telefono” è il tuo capo, beh, sei confuso a tal punto che, benché ti suoni molto strano, inizi a chiamare il “telefono”, “sedia”.

Non vorrai mica infastidire il capo? Che poi se lui è il capo c’è una ragione e la ragione è che ha sempre ragione, lo sanno tutti!

In termini semplicistici, questo è quello che accade al povero standard fattura elettronica: non avendo mai capito che la fattura è un documento fiscale che contiene informazioni gestionali e non un documento commerciale ed essendo invece lo standard studiato principalmente per gestire le informazioni fiscali e gestionali, cerchiamo di infilare nella fattura elettronica informazioni commerciali (non gestionali, occhio alla differenza che non è banale!) e retaggi dell’era cartacea.

Continuando su questa strada avremo uno standard per ogni accoppiata cliente/fornitore tra cui ci si accorda per un utilizzo specifico di determinati campi.

Invece di vedere organizzazioni che automatizzano intere fasi della gestione del processo amministrativo e contabile, vedremo un aumento spropositato di esperti di “tracciato della fattura elettronica”.  Se non fosse che, rispetto ai dati dell’anno passato, mancano all’appello qualche decina di milioni di fatture, sarei portato a pensare che siamo già a quel punto, ma voglio sperare che le imprese si ravvedano e capiscano cosa c’è in ballo.

L’occasione persa da milioni di imprese è causata dalla mancanza di governance di questo immane processo di cambiamento.

Sul chi dovrebbe incaricarsi di questa regia ho solo qualche idea, ma sono certo di sapere a chi non spetta.

Non spetta a noi produttori di software, non spetta alle associazioni di categoria, non spetta agli ordini professionali, non spetta alle imprese ed a tutti i possessori di partita IVA.

Quelli appena citati sono tutti soggetti che dovrebbero limitarsi a:

  1. fare meno confusione possibile,
  2. fare pressione verso chi ha dettato lo standard per definirlo fino in fondo.

Mi sta bene che ci siano campi del tracciato XML che possano contenere gli altri dati gestionali, ma dobbiamo essere tutti in grado di leggerli e scriverli in maniera uniforme e siccome l’utilizzo di un ERP nella gestione del processo OTC (order to cash) sembra una roba spaziale ad appannaggio di pochi eletti, bisogna che lo standard faccia sue certe logiche e le diffonda, diffondendo necessariamente anche la cultura associata all’utilizzo di quei processi gestionali.

Fuor di metafora, se mi dici quello che devo fare, lo faccio; se non mi dici nulla puoi aspettarti solo due cose: non faccio nulla oppure… entropia.

 

P.S. Cosa c’entra la foto? La partita Italia – Francia dello scorso 16 marzo è la quintessenza delle occasioni perse/sprecate. Mannaggia!

 

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