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Come annegare (sempre) in un bicchiere d’acqua

SPOILER ALERT: proseguendo nella lettura di questo articolo, scoprirete anticipazioni rispetto alla categoria dei Commercialisti, alla loro attitudine all’innovazione tecnologica ed alla sopravvivenza di buona parte della categoria.

Non è la prima volta che vedo la categoria dei Commercialisti annaspare alla ricerca della soluzione di un problema semplice con procedure più simili a quelle della NASA che altro.

Probabilmente, stante l’insistente atteggiamento impermeabile all’adozione di tecnologie innovative e la ferma fede nelle proroghe, sarà una delle ultime volte che molti di loro annasperanno.

Tuttavia, ormai mi annoio al solo pensiero di dover ripetere la solita solfa sul futuro della categoria e voglio indirizzare questo post agli imprenditori, ai professionisti (gli altri), ai commercianti, agli artigiani, a quelli, insomma, che i commercialisti chiamano “clienti”.

Quello che sento la necessità di dirvi è che le cose per noi non si stanno complicando, ma si stanno enormemente semplificando!

Allora perché percepiamo l’esatto contrario?

Beh, perché riceviamo una visione completamente distorta della realtà da chi non è più in grado di comprenderne gli aspetti tecnologici.

Si, mi riferisco alla nostra prima e privilegiata interfaccia verso il fisco: i Commercialisti.

Vediamo, grazie ad un paio di esempi, il perché.

Esempio A – L’ opzione prevista dal D.Lgs. 127/2015 

Nel lontano 2015, lo Stato Italiano ha offerto ai possessori di partita IVA una interessante opzione: trasmettere all’amministrazione finanziaria tutti i dati relativi alle cessioni ed acquisti di beni o servizi in modalità telematica. In pratica, per semplificare all’osso, si sarebbero dovute fare solo fatture elettroniche e convertire quelle ricevute nel formato fattura elettronica.

In cambio si offriva:

  • Abolizione dell’obbligo di comunicazione telematica all’Agenzia delle Entrate dei dati delle fatture emesse e ricevute, comprese le bollette doganali, nonché i dati delle relative variazioni, (denominato ex Spesometro, poiché va a sostituire lo Spesometro) prevista dall’art. 21 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, così come modificato dall’art. 4 comma 1 del DL 22 ottobre 2016 n. 193.
  • Poter beneficiare di rimborsi iva (art. 30 del D.P.R. n. 633/72) più veloci e con procedura prioritaria, entro tre mesi dalla presentazione della dichiarazione annuale, anche in assenza dei requisiti di cui al predetto art. 30, secondo comma, lettere a), b), c), d) ed e).
  • Riduzione di due anni dei termini di accertamento, in relazione all’accertamento ai fini dell’IVA, mentre per le imposte dirette è limitata ai soli redditi d’impresa o di lavoro autonomo. La predetta riduzione è vincolata dal dover effettuare e ricevere solo pagamenti elettronici, ad eccezione della possibilità di impiegare contanti fino a 30 euro.
  • Nuove modalità semplificate per i controlli fiscali che potranno essere effettuati, anche “da remoto”, secondo quanto disposto dal Decreto del MEF del 4 agosto 2016, riducendo così gli adempimenti dei contribuenti, evitando di effettuare verifiche in sede e quindi ostacolare il normale svolgimento dell’attività economica.

Qualcuno vi ha parlato di questa opzione? Sareste stati interessati, non so, alla riduzione a due anni dei termini di accertamento o a rimborsi IVA in 3 mesi?

Ora, se volete, possiamo chiederci il perché. Beh, ci sono due ordini di ragioni: una interna ed una esterna.

Quella interna, riguarda l’organizzazione di una moltitudine di studi che non sono stati in grado di attrezzarsi adeguatamente. Quella esterna, riguarda le tecnologie usate dagli studi: decisamente molto arretrate e poco flessibili; queste non hanno permesso agli studi più organizzati di attivarsi adeguatamente e tempestivamente.

Qui il bicchiere d’acqua in cui tutti sono annegati, portando a fondo i benefici dell’opzione, si chiamava fattura elettronica.

Caso vuole (pensate davvero si tratti di coincidenza?) che la fattura elettronica è stata resa obbligatoria dal 1 gennaio 2019 “erga omnes” e dal 1 luglio 2018 per cessioni di carburanti e lubrificanti e per imprese nella catena degli appalti pubblici; il che equivale a dire che tutti avremo a che fare con la fattura elettronica tra meno di 6 mesi.

Inter nos: qualcuno vi ha proposto una soluzione? Siete tranquilli? Nel remoto caso cercaste ancora una soluzione rapida e gratuita, dateci un giro di telefono.

Esempio B – La detraibilità dell’IVA “a cavallo d’anno”

Se qualcuno ha ancora qualche dubbio circa la convinzione e la determinazione con cui l’Amministrazione Finanziaria sta perseguendo l’obiettivo fattura elettronica, provi a pensare alle nuove norme sulla detraibilità dell’IVA. Sempre per amor di sintesi e per noi imprenditori a cui piace andare diritti al punto: se ricevi e registri la fattura in tempo detrai l’IVA, altrimenti no.

Ecco, allora, i nostri argonauti della complicazione che partono alla ricerca delle soluzioni più immaginifiche.

Facciamo un sezionale solo per le fatture dell’anno precedente ricevute nell’anno successivo: terremo inequivocabilmente separate queste dalle fatture normali!

Apriamo e richiudiamo le liquidazioni IVA del quarto trimestre 2017 e di dicembre 2017 fino al 30 aprile!

Teniamo un archivio sositutivo  di tutte le email e di tutte le buste con cui ci sono state recapitate le fatture!

Fermi tutti! Questa poi… Ma come?!? Non fate la sostitutiva per il libro giornale e adesso volete mettere le email in sostitutiva? (Ndr)

Questa volta però il livello dell’acqua nel bicchiere è davvero basso e, con molta eleganza e discrezione, l’Agenzia delle Entrate ricorda che: la verifica del momento di ricezione della fattura d’acquisto […] potrà emergere dalla corretta tenuta della contabilità da parte del cessionario o committente, che deve numerare in ordine progressivo le fatture e le bollette doganali ricevute.

La soluzione? Noi l’abbiamo, è semplice, è in cloud e per le aziende è pure gratis! Però è una soluzione tecnologica ed i commercialisti, sono fatti così… gli piace il brogliaccio prima nota, quello che si compila con il “lapis“.